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martedì 30 novembre 2010

L’ultimo esorcismo. L'horror tra L’esorcista e Blair Witch Project


Esce nelle sale venerdì 3 dicembre, L’ultimo esorcismo, mockumentary (ovvero film di finzione ma girato come fosse un documentario, e quindi vero) horror diretto da Daniel Stamm. L’idea alla base del film è quella della realizzazione di un documentario, da parte di una troupe ridotta all’osso (cameraman e tecnico del suono), sul Reverendo Cotton Marcus, carismatico predicatore che compie falsi esorcismi su fanatici religiosi spesso affetti da disturbi psicologici piuttosto che posseduti da demoni dell’inferno. Pentito per le truffe che da anni mette in piedi, il reverendo decide di rispondere ad un’ultima chiamata e si reca in Louisiana, nella fattoria di Louis Sweetzer, allevatore alcolizzato, convinto che la figlia sia posseduta dal demonio.

Dalla produzione del film apprendiamo che il rito dell’esorcismo è una pratica più che mai utilizzata nel nuovo millennio, tanto che più del 40% degli americani ha affermato di credere nella possessione del Demonio. A Roma, sono in molti a frequentare l’Università Pontifica Regina Apostolorum, l’Università Cattolica sostenuta dal Vaticano che offre corsi di esorcismi per preti. Il film di Stamm attinge a questo universo, popolato da fanatismi religiosi spesso accompagnati dal verificarsi di malattie mentali, partendo da un punto di vista scettico. Il protagonista del film è infatti un pastore piuttosto spregiudicato che per anni ha praticato falsi esorcismi con l’aiuto di trucchi scenici vari, cavalcando l’onda della credulità popolare. Deciso a porre fine a questa sua attività mostrando ad una troupe cinematografica la realtà celata dietro questa pratica che, pur essendo nella maggior parte dei casi innocua, può portare anche alla morte dell’esorcizzato in seguito ad esorcismi molto violenti, il reverendo si trova per la prima volta nella sua vita ad avere a che fare con forze oscure che fanno vacillare le sue convinzioni.

Inevitabilmente quando si vede un film sulla pratica dell’esorcismo, il pensiero va a L’esorcista, il film di William Friedkin del 1973, e il confronto è quasi sempre impari data l’aurea di film cult che da sempre circonda la pellicola. Nel caso specifico poi, la scelta di girare un mockumentary non può non scomodare altri illustri esempi del genere come ad esempio Blair Witch Project, fosse solo per  le tematiche affrontate e lo stile delle riprese, anche se poi la filosofia di fondo dei due film differisce notevolmente. Nel primo caso abbiamo assistito ad un vero e proprio fenomeno caratterizzato da una strategia pianificata di guerriglia marketing finalizzata a far credere alla veridicità della storia: il materiale filmato da tre giovani scomparsi nel nulla era stato ritrovato e montato. Anche nel caso de L'ultimo esorcismo possiamo parlare di found footage sebbene qui il genere mockyumentary venga scomodato solo per dare forma al film e non sostanza.

Inevitabilmente, quindi, tutto sa di già visto, clichè dopo clichè. Eppure la storia non è poi così scontata e regala qualche imprevisto cambio di rotta a sorpresa, reggendo miracolosamente almeno fino alla fine, momento in cui gli sceneggiatori si sono evidentemente fatti prendere la mano sprecando il potenziale narrativo e visivo evocato fino a quel momento, buttando via in maniera frettolosa una storia costruita minuziosamente per la maggior parte del tempo.

In ultima analisi, il film si dimostra un’occasione sprecata, comunque più efficace come storia drammatica che non orrorifica.

Regia: Daniel Stamm
Sceneggiatura: Huck Botko & Andrew Gurland
Cast: Patrick Fabian, Ashley Bell, Iris Bahr, Louis Herthum, Caleb Landry Jones, Tony Bentley
Direttore della fotografia: Zoltan Honti
Scenografie: Andrew Bofinger
Montaggio: Shilpa Kanna
Origine: USA/Francia 2010
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 87 min.

Omaggio a Mario Monicelli, maestro del cinema italiano



E' scomparso Mario Monicelli, regista e sceneggiatore del cinema italiano, un maestro senza se e senza ma. 95 anni, malato di tumore, Monicelli si è suicidato gettandosi dal balcone del quinto piano dell'Ospedale San Giovanni di Roma in cui era ricoverato. Io non posso nemmeno immaginare la sofferenza che possa spingere qualcuno a togliersi la vita. Per questo rispetto la decisione di Monicelli e di tutti coloro che piegati nella mente e nel corpo da atroci sofferenze scelgono di lasciare la loro vita, che è solo la loro. 
Per rendere omaggio al maestro ho scelto una scena tratta dal film Amici Miei .

lunedì 29 novembre 2010

Nelle sale da venerdì 3 dicembre. Le uscite cinematografiche della settimana

Ben 9 le nuove uscite cinematografiche del prossimo weekend. Diamo uno sguardo ai film che troveremo nelle sale a partire da venerdì 3 dicembre

In pole-position troviamo l’horror L’ultimo esorcismo, mockumentary sull’attività del Reverendo Cotton. Domani, martedì 30 novembre, troverete sul blog la recensione in esclusiva.




Decisamente più leggero il film d’animazione Mià e il Migù, co-produzione italo-francese a sfondo ecologista.









Torna al cinema Woody Allen e lo fa con una commedia sentimentale in cui l’autore si limita a dirigere un cast nutrito all’interno del quale spiccano Naomi Watts, Anthony Hopkins ed Antonio Banderas. Il titolo del film è Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, banalizzazione del ben più evocativo titolo originale You Will Meet a Tall Dark Stranger. Appuntamento imperdibile per tutti gli estimatori dell’autore newyorchese.

Commedia, ancora a sfondo sentimentale, per Katherine Heigl e Josh Duhamel, impegnati in una difficile convivenza in Tre all’improvviso.





Gli amanti dell’extreme non potranno perdersi Jackass 3D, terzo lungometraggio della serie Jackass, basato sull'omonimo show apparso tra il 2000 e il 2002 su MTV. La banda di spericolati stuntmen riproporrà in tre dimensioni nuovi e ridicoli stunt, oltre che pesantissimi e incredibili scherzi.

Atmosfere natalizie, e la cosa non guasta dato il periodo, per il nuovo film di Bent Hamer, Tornando a casa per Natale, moderna favola in cui le vite di un gruppo di persone di una piccola cittadina svedese si intrecciano con conseguenze imprevedibili per le loro vite. Non perdere in esclusiva il video-servizio sul film, on-line da venerdì 3 dicembre su questo blog.




Direttamente dal Festival Internazionale del Film di Roma, We Want Sex, commedia diretta da Nigel Cole e con un cast al femminile strepitoso capitanato da Miranda Richardson. Il film, la storia della prima grande rivendicazione del mondo operaio femminile che porterà alla legge sulla parità di retribuzione, ha ottenuto grande successo di pubblico e di critica al recente festival romano. Siamo nel 1968, ma il riferimento diretto è quanto mai all’oggi. La recensione in esclusiva su questo blog mercoledì 1 dicembre.

Escono anche il documentario biografico Nowhere Boy, dedicato alla giovinezza della rock-star più venerata al mondo, John Lennon, e il drammatico e attualissimo Il responsabile delle risorse umane di Eran Riklis.

Insomma al cinema da venerdì 3 dicembre sembra esserci davvero un film per tutti i gusti. Come al solito non mi resta che augurarvi: Buona visione!

giovedì 25 novembre 2010

Le uscite della settimana – Venerdì 26 Novembre

 
 Sei le nuove uscite al cinema questa settimana. Il genere drammatico predomina con due significative eccezioni: il film d’animazione targato Disney Rapunzel – L’intreccio della torre e il primo cine-panettone ad arrivare sugli schermi A Natale mi sposo con Massimo Boldi, anche regista,Vincenzo Salemme, Nancy Brilli, Massimo Ceccherini ed Enzo Salvi. Il film è distribuito da Medusa.







 
  
Distribuito da Fandango, esce nelle sale Precious di Lee Daniels con Mo'Nique, Paula Patton, Sherri Shepherd e le star della musica Lenny Kravitz e Mariah Carey. Presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard e vincitore al Sundance del Premio del Pubblico e del Gran Premio della Giuria, il fim racconta la drammatica storia di Precious Jones, diciassettenne con un corpo obeso e un figlio nel ventre (il secondo, ed entrambi sono frutto di incesto). A scuola viene derisa dai compagni anche perché non ha ancora imparato a leggere e scrivere. A casa la madre non solo non la difende dalle violenze del padre ma la accusa di averglielo rubato. Precious però, solo apparentemente ottusa, tiene duro. Accetta l'offerta di iscriversi a una scuola con un programma speciale e lì, finalmente, comincia ad apprendere come leggere e scrivere. Decide anche di tenere il bambino ma la strada verso l'autodeterminazione non è delle più facili.

Distribuito dalla Bim, nelle sale anche The Killer Inside Me di Michael Winterbottom con Casey Affleck, Kate Hudson, Jessica Alba, Ned Beatty, Elias Koteas. Un thriller dalle forti tinte noir di cui potete vedere il servizio realizzato da me su questo blog cliccando sull’archivio a lato.
Non solo cine-panettone di produzione italiana ma anche La donna della mia vita di Luca Lucini. Con Luca Argentero, Alessandro Gassman, Stefania Sandrelli e Valentina Lodovini. È la storia di due fratelli Leonardo e Giorgio molto diversi tra loro. Tanto il primo è affidabile e sensibile, quanto il secondo è incostante e donnaiolo. A tenerli uniti e proteggerli ci pensa Alba, una madre chioccia con la tendenza a controllare tutto, marito e figli inclusi. E ci riesce, almeno fino al giorno in cui Giorgio scopre che la nuova fidanzata del fratello non è altri che Sara, con cui ha avuto una delle sue turbolenti relazioni extraconiugali. Distribuito da Universal Pictures.

Last but not least, Il mio nome è Khan di Karan Johar, con Shah Rukh Khan, Kajol, Katie A. Keane, Kenton Duty, Benny Nieves. Rizvan Khan soffre sin dalla nascita di una particolare forma di autismo, la Sindrome di Asperger che gli consente di comunicare meglio in forma scritta che orale e che gli impedisce di intuire le reazioni altrui. Cresciuto con la madre e un fratello geloso delle attenzioni che gli venivano dedicate ha sviluppato una particolare abilità nel riparare guasti meccanici. Dopo la morte della genitrice il fratello, emigrato e in carriera da tempo, gli trova un lavoro come rappresentante di prodotti cosmetici negli Stati Uniti. Qui Khan conosce Mandira Rathore, madre single di un ragazzino a cui l'uomo si affeziona e che prenderà il suo cognome. Proprio dal cognome musulmano inizieranno i problemi per il ragazzino dopo l'11 settembre 2001. La tragedia è in agguato. Distribuito da 20th Century Fox.



A tutti quanti, buona visione!

lunedì 22 novembre 2010

Visto al V° Festival Internazionale del Film di Roma & Ancora nei cinema: Una vita tranquilla



Applauditissimo all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, alla cui prima ha assistito anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Una vita tranquilla racconta la storia di Rosario Russo (Toni Servillo), un napoletano cinquantenne che vive in Germania da 15 anni come cuoco nel proprio ristorante. Accanto a lui ha la sua famiglia: la moglie tedesca Renate (Juliane Köhler) e il figlio Mathias (Leonardo Sprengler). Tutto scorre tranquillo fino a che il suo celato passato si ripropone nelle fattezze di due giovani napoletani Edoardo (Francesco Di Leva) e Diego (Marco D'Amore), due malavitosi, recatisi in Germania per un regolamento di conti. Diego è il figlio di Rosario, abbandonato insieme alla madre 15 anni prima a causa di contrasti con il clan mafioso di cui Rosario faceva parte e che torna per rivedere il padre. Ma Edoardo riconosce Rosario e rischia di mettere a rischio la "vita tranquilla" dell'uomo…

Una vita tranquilla rappresenta per il regista Claudio Cupellini un bel salto di qualità rispetto al precedente Lezioni di cioccolato, commedia sciatta e banale scritta male e recitata peggio. Qui, almeno sul versante interpretazione, Cupellini va sul sicuro, potendo contare sulla prova di Toni Servillo, uno dei migliori attori viventi in circolazione nel panorama del cinema italiano che, nona  caso, si è aggiudicato il premio come miglior attore al Festival Internazionale del Film di Roma. La trama è tosta e rappresenta un vero e proprio pugno nello stomaco degli spettatori. Lo stile essenziale e asciutto della narrazione è funzionale ad una storia di delitto e castigo, discesa agli inferi e redenzione in cui le colpe dei padri ricadono sui figli e in cui il passato non può essere cancellato con un colpo di spugna.

Visto al V° Festival Internazionale del Film di Roma & Ancora nei cinema: The Social Network



Il film è incentrato sui primi e tumultuosi anni del social network Facebook, dalla sua fondazione nel 2004 da parte dello studente universitario di Harvard Mark Zuckerberg fino alla causa da 600 milioni di dollari indetta contro Zuckerberg dai fratelli Winklevoss e dall’ex-socio Eduardo Saverin.

Un film sulla nascita del social network più diffuso e popolare al mondo era d’obbligo dato il suo successo. Un po’ meno scontato il fatto che a dirigerlo venisse chiamato David Fincher (Alien 3, Seven, Fight Club e Zodiac). Il risultato è un film altalenante che comincia con l’ubriacare lo spettatore di parole per dissolversi in una causa legale (anzi, un paio) piuttosto piatte e insignificanti dal punto di vista cinematografico. Tutto sommato le due ore di film scorrono senza (quasi) mai annoiare, ma anche senza lasciare un graffio che sia uno, se escludiamo l’aver spiegato a milioni di utenti-spettatori come è nato il social network a cui quotidianamente affidiamo le nostre vite, i nostri ricordi, immagini, pensieri ed emozioni. Quindi a parte l’intento sociologico, poca roba. E dello stile di Fincher nemmeno l’ombra. Un’occasione sprecata, ma forse non poteva essere altrimenti.

Visto al V° Festival Internazionale del Film di Roma & Ancora nei cinema: Last Night



Michael (Sam Worthington) e Joanna (Keira Knightley) sono due trentenni che stanno insieme dai tempi del college. Il loro sembra un matrimonio felice, ma una sera Joanna sospetta che Michael l’abbia tradita con una collega (Eva Mendes). I due si chiariscono ma al mattino dopo Michael deve partire per lavoro con la stessa collega. Il caso vuole che durante la sua assenza una vecchia fiamma (Guillaume Canet), vada a trovare Joanna. Sarà una notte infuocata per entrambi i coniugi: Michael capitolerà ma se ne pentirà subito e tornerà da Joanna in anticipo, sua moglie invece si fermerà prima di consumare il tradimento, ma lo farà piangendo…

È stato il film d’apertura dell’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Ad accompagnare la proiezione c’erano le due attrici protagoniste della pellicola, Keira Knightley e Eva Mendes, insieme al fascinoso Guillaume Canet, attore e regista francese, oggetto del desiderio del personaggio interpretato da Knightley.
Essenzialmente si tratta di un film sulle relazioni di coppia e sulle tentazioni della vita quotidiana, sulle speranze disattese e sulle promesse infrante, sui sentimenti scricchiolanti e sulle instabilità del cuore.
Lo sguardo della regista Massy Tadjedin è di quelli intimisti, attenti alle pieghe dell’animo e ai non detti, ai sottintesi che caratterizzano le nostre esistenze e le nostre scelte sentimentali. Efficaci gli interpreti sulle cui spalle pesa, in un film del genere che punta tutto sui dialoghi e sui primi piani ravvicinati dei suoi interpreti, la buona riuscita dell'operazione. Meglio gli interpreti maschili, espressione di due tiplogie diverse ma complementari dell'essere uomo, che non quelli femminili. Knightley convince ma non avvince mentre Mendez è alle prese con un personaggio odioso (la donna che va col marito di un'altra consapevolmente,) che al di là delle apparenze nasconde un passato doloroso rivelato nel momento più opportuno per far digerire allo spettatore il "crimine" d'amore.
Non è un film consigliato ai romanticoni questo Last Night. La storia, infatti, può lasciare con l’amaro in bocca ma…c’est la vie!

Ancora nei cinema: Inception – I labirinti della mente di Christopher Nolan


  
Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è un estrattore che ruba segreti dalle menti delle persone, mentre queste stanno dormendo e sognando, spesso in bilico tra il mondo reale e quello onirico. Insieme al suo socio Arthur (Joseph Gordon-Levitt), Cobb si infiltra nei sogni di un potente uomo d'affari giapponese di nome Saito (Ken Watanabe) per eseguire un'estrazione, un processo con il quale è possibile rubare informazioni dal subconscio del soggetto. L'estrazione fallisce quando Mal (Marion Cotillard), la moglie defunta di Cobb che appare sotto forma di proiezione del suo subconscio, interferisce con l'operazione. Saito propone a Cobb un accordo: gli permetterà, grazie alle sue conoscenze, di tornare dai due figli, dai quali è dovuto fuggire quando venne accusato dell'omicidio della loro madre. In cambio, il team di estrattori dovrà eseguire per lui il pericoloso processo opposto chiamato inception, ovvero l'innesto di un'idea nella mente di Robert Fischer (Cillian Murphy), figlio del rivale in affari di Saito. L'idea consiste nel convincere l'uomo a dividere il suo impero economico alla morte del padre.
Christopher Nolan da sempre gioca con la percezione dello spettatore scomponendo lo spazio e il tempo delle sue storie. Fin dai tempi di Memento, film (quasi) d’esordio del regista e sceneggiatore britannico, Nolan frammenta la dimensione temporale del racconto, stimolando l’attività cerebrale dello spettatore che, se vuole capirci qualcosa, non può permettersi la passività che spesso accompagna la visione. In Inception Nolan si spinge oltre arrivando a moltiplicare e differenziare non solo la dimensione temporale, ma soprattutto i piani e gli spazi fisici della storia, tra “realtà”, sogno e livelli onirici vari. La costruzione dello spazio onirico risulta senza dubbio affascinante, si tratta dell’elemento di maggior pregio del film, così come il legame tra Cobb e la moglie defunta. L’intreccio, tuttavia, risulta solo moderatamente avvincente. La causa, a parere di chi scrive, è l’appeal della storia di fondo, la motivazione alla base dell’inception , alla cui scelta Nolan avrebbe potuto dedicare maggiore attenzione. La sensazione è che l’autore abbia badato più alla confezione che al contenuto, confezionando in maniera affascinante un materiale narrativo modesto. Il finale ambiguo, poi, non giova al fine del giudizio complessivo, anzi.

Ancora nei cinema: Buried – Sepolto. Ryan Reynolds nel thriller claustrofobico del regista spagnolo Rodrigo Cortés



Un uomo (Ryan Reynolds) si risveglia all’interno di una cassa mortuaria sepolta sotto terra. Con sé ha solo un cellulare, un accendino zippo e una matita. Grazie all’aiuto di questi tre oggetti deve riuscire a capire per quale motivo si trova lì e, soprattutto, come fare a salvarsi. E tutto questo prima che il tempo a sua disposizione, legato alla disponibilità di ossigeno, finisca. Sono queste le “difficili” premesse del secondo lungometraggio del regista spagnolo Rodrigo Cortés, interpretato dall’attore canadese Ryan Rynolds. Nelle sale italiane da venerdì 15 ottobre.

90 minuti all’interno di una cassa mortuaria sepolta chissà dove, chissà da chi. È questo l’incipit di Buried – Sepolto, thriller claustrofobico che svela le sue carte a poco a poco, con il lento ma drammatico incedere della narrazione. E infatti il film decolla solo dopo i primi 10-15 minuti iniziali, giustamente e volontariamente un po’ confusi e incerti sull’andamento della storia. Così lo spettatore scopre insieme al protagonista Paul Conroy, mercenario americano che lavora come camionista in Iraq, il motivo per cui l’uomo si trova sepolto vivo e partecipa insieme a lui alla lotta contro il tempo per reperire le informazioni utili alla salvezza. L’unico legame tra Paul e il mondo esterno è rappresentato da un telefono cellulare che l’uomo deve utilizzare per riuscire ad ottenere il riscatto chiesto dai suoi sequestratori.
Anche se l’aspetto thriller rappresenta l’elemento dominante del film, il regista non manca di fornire alla storia un importante contesto storico e culturale che porta con sé una certa critica politico-sociale piuttosto palese nei confronti degli Stati Uniti d’America e del loro coinvolgimento economico-militare in Iraq.
Dopo una serie di cortometraggi e il grande successo di The Contestant, il suo primo lungometraggio del 2007 che gli è valso un ottimo successo di critica ottenendo diversi riconoscimenti, tra cui il Premio della Critica al Festival di Cinema di Malaga, Rodrigo Cortès torna al cinema con il claustrofobico Buried – Sepolto, anch’esso apprezzatissimo dalla critica. Nonostante la difficile premessa, un solo personaggio “fisico” in scena tutto il tempo in uno spazio angusto che interagisce solo con voci metalliche provenienti da un telefono cellulare, Rodrigo vince la sfida della suspence e confeziona un piccolo gioiellino in cui tempo della storia e tempo della narrazione coincidono (quasi) perfettamente come nel celebre Nodo alla gola di hitchcockiana memoria.
E dopo il grande successo di Buried, il regista è già al lavoro sul set del suo prossimo film, Red Lights, ancora una volta un thriller, con protagonista l’attrice statunitense Sigourney Weaver.

Titolo originale: Buried
Regia: Rodrigo Cortés
Cast: Ryan Reynolds, José Luis Garcia Pérez, Stephen Tobolowsky, Samantha Mathis
Origine: Spagna 2010
Distribuzione: Moviemax
Durata: 95 minuti

venerdì 19 novembre 2010

L’estate di Martino. Racconto di formazione tra Storia e favola





In competizione al V° Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione Alice nella città, arriva nelle sale L’estate di Martino, film d’esordio del regista teatrale Massimo Natale. Il protagonista del titolo è un adolescente (Luigi Ciardo), orfano di madre, che stringe amicizia con il Capitano della Marina degli Stati Uniti Jeff Clark (Treat Williams). Siamo nell’Italia del 1980, dilaniata dalla strage di Ustica e dall’attentato alla stazione di Bologna. La Storia di una nazione si intreccia con la “piccola” storia di un giovane innamorato della fidanzata del fratello e in perenne conflitto col padre che trova nel surf l’occasione di riscatto e la possibilità di maturare. Nelle sale da venerdì 19.
L’esordio alla regia cinematografica di Massimo Natale è folgorante. Senza esagerare, si può parlare di un film poetico e leggiadro in cui temi importanti quali il conflitto generazionale e il passaggio all’età adulta vengono affrontati senza pesantezza alcuna, lasciando spazio ai sentimenti e alla dolcezza, intrecciando Storia nazionale e storie personali, spaccati di una realtà provinciale, quella pugliese, sulle cui sponde del mare è ambientata la vicenda, e suggestioni da favola, quella del Principe Dragut, che la mamma del protagonista gli raccontava sempre quando era piccolo. 

La storia di Martino che prova i primi palpiti d’amore adolescenziale per Silvia (Matilde Maggio) si svolge sullo sfondo della strage di Ustica. La cronaca irrompe nella sonnolenta vita di provincia, resa ancora più placida dall’estate, periodo dell’anno tradizionalmente dedicato al mare, al sole, agli amici e agli amori. Le giornate di Martino trascorrono caratterizzate proprio da questi elementi. Tuttavia la sua estate comincia a prendere una piega inaspettata in seguito all’amicizia col Capitano Clark, militare americano in licenza, che insegna al giovane la disciplina e la dedizione necessari per approcciarsi allo sport, nel caso specifico il surf d’importazione che diventa metafora della vita. E mentre il rapporto d’amicizia è ostacolato dal padre di Martino, operaio comunista, severo e violento, convinto che la strage di Ustica sia stata provocata dagli americani, la storia d’amore con Silvia è resa difficile dai sentimenti che il fratello di Martino prova per quella che considera la sua ragazza. In parallelo, la favola del Principe Dragut, l’eroe che sfida il mare per amore e salva il mondo dal dolore delle morti violente. 

Dragut è Martino, che con l’eroe condivide la passione e la determinazione, e Martino è Dragut, senza soluzione di continuità. Entrambi, sempre più consapevoli delle proprie potenzialità, vanno verso un destino già scritto, terribile e allo stesso tempo “necessario”. Nel finale, realtà e favola collimano nel sogno di una realtà “altra”, un universo parallelo in cui il dolore e la violenza vengono sradicate dal sacrificio di uno. Ma sognare che le cose siano andate diversamente non significa dimenticare. Proprio per questo il film è dedicato alle 85 vittime dell'esplosione alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
Luigi Ciardo si rivela un interprete perfetto: calato in modo convincente e coinvolgente nella parte del giovane e tormentato Martino, tiene testa al ben più navigato Treat Williams, indimenticato interprete del musical pacifista Hair.

Regia: Massimo Natale
Cast: Treat Williams, Luigi Ciardo, Matilde Maggio, Pietro Masotti, Matteo Pianezzi
Origine: Italia 2010
Distribuzione: Movimento Film
Durata: 90 minuti