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giovedì 13 maggio 2010

Adam. Il coraggio di credere ancora nell’amore



Reduce del grande successo ottenuto al Sundance Film Festival, arriva sugli schermi italiani Adam, commedia romantica interpretata da Hugh Dancy (Il club di Jane Austen) e Rose Byrne (Troy). Adam, il protagonista del film, è un giovane ingegnere elettronico con la passione per l’astronomia affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo che determina una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Quando nel suo palazzo arriva Beth, scrittrice di libri per bambini che insegna in una scuola, Adam comincia ad instaurare con lei una strana relazione. Nelle sale da venerdì 12.

Scritto e diretto da Max Mayer, Adam ha vinto al Sundance il premio Alfred P. Sloan, come film a tematica scientifica. Nonostante si tratti di una commedia sentimentale, la storia è caratterizzata da venature drammatiche, legate alla difficile condizione di vita del protagonista, che complicano ulteriormente la relazione sentimentale tra lui e la giovane vicina Beth. Il punto di partenza della storia è infatti quello classico del genere: un ragazzo e una ragazza, con un passato difficile alle spalle e un futuro tutto da inventare, si incontrano portando in sé molte buone ragioni per non credere nella possibilità di un rapporto con l'altro.

L’amore, dunque, può essere rischioso di per sé ma per i due protagonisti oltre alle solite insidie insite nelle situazioni imbarazzanti e nei rischi della comunicazione che accompagnano l’inizio di una relazione, c’è dell’altro. Se per Adam le difficoltà nascono dalla sindrome da cui è affetto, che inibisce la possibilità di comprendere le reali intenzioni del prossimo al di là delle apparenze, condannandolo ad un destino di solitudine, per Rose si tratta di una delusione amorosa ancora troppo recente per permetterle di affrontare con serenità la nascita di un nuovo sentimento e tutto ciò che questo comporterebbe. Il canovaccio fin qui sembra abbastanza classico e la sensazione di deja vù è costantemente dietro l’angolo della scena successiva, tra chiacchierate sulle panchine di Central Park (alla Woody Allen, per intenderci) e rapporti familiari difficili e tormentati, sebbene all’apparenza idilliaci.

Ben presto però la pellicola sorprende lo spettatore scostandosi dal romanticismo più prevedibile e scontato, come solo i piccoli film sanno fare, per addentrarsi in una più complessa ricerca sul significato dell’atto di amare e su quello di lasciarsi amare, allontanandosi dal classico happy end che caratterizza il filone “disabili sullo schermo” senza per questo perdere quel tocco di leggerezza e spensieratezza che ci si aspetta da una commedia romantica.

Alla fine del film, lo spettatore può ancora credere nell’amore, può ancora sognare e magari scoprire, come Beth, di non ricoprire nella vita il ruolo del Piccolo Principe, contrariamente a quanto ha sempre creduto, ma di essere in realtà il pilota. Come insegna, ancora una volta, il romanzo di Saint-Exupéry.

Notevoli le interpretazioni dei due attori protagonisti, in particolare quella di Hugh Dancy alle prese con un ruolo difficile e delicato.



Regia e sceneggiatura: Max Mayer

Cast: Hugh Dancy, Rose Byrne, Peter Gallagher, Amy Irving, Frankie Faison

Origine: USA 2009

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 99 minuti


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