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giovedì 25 febbraio 2010

Lourdes. Il miracolo tra senso e arbitrarietà


Esce nell’anniversario della prima apparizione della Madonna a Bernadette (11 febbraio 1958, anche allora un giovedì) Lourdes, il terzo lungometraggio della regista austriaca Jessica Hausner. La protagonista del film è Christine, una giovane donna inchiodata alla sedia a rotelle dalla sclerosi multipla, che si reca in pellegrinaggio nella cittadina francese per uscire dall’isolamento a cui la sua condizione l’ha condannata. Una mattina, al risveglio, Christine si scopre apparentemente guarita da un miracolo. Mentre la sua guarigione suscita gelosia e ammirazione, Christine cerca di afferrare la nuova occasione di felicità che la vita sembra averle offerto.
lourdes.jpgAffascinata dall’idea di girare un film sul tema del miracolo, Jessica Hausner ha condotto delle ricerche che l’hanno portata a soffermarsi sulla realtà del leggendario luogo di pellegrinaggio situato nel cuore dei Pirenei, dove i miracoli avvengono regolarmente. <> ha affermato la regista.
Nonostante il tema trattato, il film si pone in una prospettiva più filosofica che religiosa. Nelle intenzioni dell’autrice, Lourdes non vuole essere un film cattolico. Quel luogo così misterioso e affascinante viene preso in prestito per raccontare una storia più generale, una storia in cui l’emozione che accompagna il sentimento religioso diventa preponderante rispetto alla fede e alla devozione a Dio. Non a caso l’unica persona ad ottenere un miracolo è proprio Christine, che tra i pellegrini è certamente la meno credente e la meno dedita alla preghiera. Il miracolo viene così mostrato come qualcosa di puramente casuale e arbitrario, non motivato da niente o da nessuno. Non si può parlare quindi di un omaggio alla forza della fede. Il miracolo raccontato nel film non racchiude necessariamente una morale o un senso. Lourdes è una sorta di favola per adulti, in cui malattia e miracolo sono indagati in senso metaforico, come qualcosa che ha a che fare con l’anima e le limitazioni della vita di cui la protagonista è simbolo. In questa prospettiva, il miracolo diviene un’occasione per liberarsi dalle catene e riuscire a realizzarsi afferrando la nuova occasione di felicità che la vita le ha offerto.
lourdes_3.jpgDal film traspare a chiare lettere il sentimento di diffidenza dell’autrice nei confronti della religione, per via di quella promessa di felicità del culto cattolico in un altrove e in un tempo imprecisato, considerato quasi come una caramellina. Sentimento di diffidenza rafforzato dall’esperienza vissuta a Lourdes, in seguito alla quale la Hausner è arrivata ad affermare, in conferenza stampa, che Dio non esista o che si sia addormentato. Tuttavia non è presente nessuna intenzione di ridicolizzare la religione e la fede cattolica in particolare, ma solo quella di affrontare le questioni esistenziali con estrema leggerezza e ironia.
Il film si chiude con una presa di coscienza sulla transitorietà della vita che la protagonista acquisisce nell’ultima scena.
Ispirata da film come Ordet di Dreyer (per il soggetto) e dall’opera di Jacques Tati (per l’umorismo che attraversa la sua pellicola), la Hausner ha scelto come protagonista Sylvie Testud che si è confrontata con un ruolo certo non facile e rifiutato da altre attrici, perché non sufficientemente sexy o per via del contenuto cattolico del film.
La lunga fase di preparazione ha portato la Testud a visitare diversi centri ospedalieri per conoscere i malati e cercare di comprendere meglio la malattia. Insieme alla regista, la protagonista è così penetrata emotivamente in una situazione fatale, quella dell’handicap, per scoprirvi una specie di normalità e un benessere inattesi perché in fondo la vita va avanti lo stesso.


Regia e sceneggiatura: Jessica Hausner
Cast: Sylvie Testud, Léa Seydoux, Bruno Todeschini, Elina Lowensohn
Direttore della fotografia: Martin Gschlacht
Montaggio: Karina Ressler
Scenografia: Katharina Woppermann
Costumi: Tanja Hausner
Distribuzione: Cinecittà Luce
Origine: Austria, Francia, Germania 2009
Durata: 95’

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